Dipendenti Pubblici, in arrivo 34 anni di Arretrati sugli Stipendi
Ha fatto molto scalpore la sentenza della Corte Costituzionale che ripristina per i dipendenti pubblici l’incremento di stipendio legato all’anzianità. Nel 1990 il rapporto di pubblico impiego era regolato dal diritto pubblico, non era ancora stata istituita l’ARAN e i contratti del pubblico impiego nascevano da accordi tra l’autorità politica e le organizzazioni sindacali. L’ultimo contratto di lavoro non regolato dal diritto privato fu varato, per il comparto delle future Funzioni Centrali. Il contratto del 1990 ribadiva il blocco dell’anzianità per tutti i dipendenti della Funzione Pubblica riconoscendo però determinati importi in base all’anzianità maturati entro 31 dicembre 1990: di conseguenza da quel momento in poi i lavoratori del comparto delle funzioni centrali (ministeri, tribunali, agenzia delle entrate, enti locali, ecc.) si sono visti non riconoscere più gli emolumenti economici automatici legati all’anzianità. In attesa della riforma che porterà alla privatizzazione dei contratti pubblici, i dipendenti subiscono il blocco dello stipendio per quasi cinque anni in un momento in cui forte è la spinta inflazionistica. In base alla nuova riforma, molti dipendenti ricorsero al giudice ordinario (e non più al TAR) e si videro riconosciuto il diritto a percepire la maggiorazione della Retribuzione Individuale di Anzianità anche per periodi in cui la stessa è maturata successivamente al 1° gennaio 1990.